Test h-d iron 883 e forty-eight 2016: carattere e miglioramenti

“Una Dark Custom non identifica una moto nera e spoglia: piuttosto una tela bianca su cui sbizzarrirsi in centinaia di differenti possibilità di personalizzazione”. A dirlo è Dais Nagao, Senior Industrial Designer Harley Davidson, durante la presentazione ufficiale dei modelli 2016 della Casa di Milwaukee.

E in effetti è sempre stato così, non solo con le Harley. Ricordate le Ducati Monster Dark di almeno una quindicina di anni fa (qui una gallery delle Ducati “Dark”)? Erano i modelli più economici della gamma, è vero, ma anche i più elaborati dai proprietari.

Il fatto di avere una moto semplice, basica, quasi grezza, è un invito a customizzarla come meglio si crede. Oggi la Ducati ha intrapreso una strada diversa, indirizzando già all’acquisto i clienti della Scrambler con quattro differenti versioni (a proposito: cosa pensate del fenomeno delle special in stile scrambler: nuova tendenza o moda passeggera?). Harley-Davidson invece rinnova la propria tradizione custom (intesa come personalizzazione), ponendo maggiore attenzione ai propri modelli Dark Custom, che ben si prestano ad essere modificati con gli oltre 10.000 componenti e accessori del catalogo ufficiale. Con così tante parti speciali, si può davvero fare di tutto. Durante la presentazione a Barcellona delle novità Harley-Davidson 2016 abbiamo persino visto e provato una Iron 883 trasformata in café racer, con manubrio basso e cupolino

Le modifiche migliorano comfort e guida, ma non cambia l’indole dura e pura

Ma soprattutto abbiamo testato le novità Sportster: Iron 883 e Forty-Eight, che per il 2016 beneficiano di modifiche alle sospensioni e alla sella, oltre ad interventi estetici che ne esaltano il carattere “ruvido” . Ebbene, l’upgrade alle sospensioni migliora un po’ la dinamica delle Sportster, ma non fa miracoli: la corsa della forcella e soprattutto dell’ammortizzatore rimane poca e l’assorbimento delle buche di minore entità è superiore, ma sulle asperità più pronunciate il compito di rendere un po’ di comfort al pilota è riservato alla sella. Sella che, nel caso della Iron 883 specialmente, è più imbottita che in passato. Rimane comunque conformata in modo da lasciare poca possibilità di spostamenti longitudinali. Più sottile, ma pur sempre accettabile, la seduta della Forty-Eight.

Per il resto, la più piccola delle due Sportster ha uno sterzo un po’ più leggero e comunica una sensazione di maggiore agilità. Un po’ è anche grazie alla posizione in sella più raccolta. Sulla 1200 invece la gomma “grassa” anteriore dà l’impressione di essere pesante. Certamente la ruota in lega lo è. O meglio: è certamente più leggera di quella a raggi della versione precedente, ma quella in lega della Iron (i cui nuovi cerchi pesano 3,5 kg in meno rispetto a prima) influisce ancor di più - positivamente - sulla guida. Che comunque, in sella allla Forty-Eight, è inaspettatamente piacevole e fluida; non sveltissima, ma rotonda. La nuova forcella sostiene bene in frenata la 883 e l’affondo è progressivo. Sulla Forty-Eight invece la scorrevolezza è migliorabile.

Invariate, rispetto ai modelli precedenti, sono pure le sensazioni trasmesse dal bicilindrico, caratterizzato da vigorose “pistonate” (soprattutto la Forty-Eight, che vibra un po’ di più), da un cambio duro e rumoroso, e da una frizione che diventa pesante se usata frequentemente in città.

La frenata -sufficiente sulla Iron, più potente sulla Forty-Eight- si avvale dell’ABS di serie e dischi flottanti